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Di Angelica Gioelino (by Artecracy.eu)
Milano, anni ’20. Immaginiamo un gruppo di architetti, tutti diversi fra loro, ma con un fattore in comune, l’appartenenza al Club degli Urbanisti. Di che si tratta? In cosa credono e cosa sostengono questi architetti? Viene elogiata l’arte del costruire le città in connessione alla formazione di uno spirito civico, si crede fortemente nell’importanza dell’architettura come espressione di una disciplina. Ma dove è possibile trovare dei modelli d’ispirazione? Sicuramente nella Milano del Settecento e degli inizi dell’Ottocento.
“Neoclassici” è l’appellativo che distingue gli architetti milanesi, i quali hanno come fine il far rivivere la Milano illuminista e alto borghese. Fra essi si annoverano Giovanni Muzio (1893 – 1982), Giuseppe De Finetti (1892 – 1951) e Giò Ponti (1891 – 1979), che hanno come committenti i membri delle famiglie dell’industria e della finanza di Milano.
Di Stefano Cariello (by Artecrazy.eu)
Immaginiamo l’arte come una regione, un’isola o uno Stato senza confini certi. Tali confini cambiano velocemente e silenziosamente. Se non si presta abbastanza attenzione si corre il rischio di svegliarsi e di realizzare che questo Stato include un’area tutta nuova che non si era mai considerata in precedenza.
Dall’inizio del secolo scorso la definizione di “arte” è cambiata velocemente per includere nuove forme di espressione. All’inizio della nostra cultura l’arte fu tecnica, poi dopo secoli divenne bellezza, poi più recentemente tramutò in pura espressione, esperienza estetica, creatività, sorpresa, shock, affermazione, financo partecipazione collettiva.
L’Arte visuale fu scultura, pittura e architettura, poi collage, ready made, installazione, performance, happening, concetto etc.
Alcuni filosofi del XX° secolo sono arrivati ad affermare che l’arte è un concetto che non può essere definito.
E’ in effetti un’ardua sfida, tuttavia non possiamo arrenderci all’idea di non essere capaci di riuscire a definire cos’è l’arte ai giorni nostri.
Dunque Artecracy è il nome di questo Stato immaginario ed immaginifico, totalmente governato dall’Arte che ne stabilisce i confini e le regole che hanno corso per un tempo di durata incerta. Il sottotitolo THE ART STATE si riferisce, da una parte, al concetto italiano dello Stato dell’arte, ossia al “punto cui sono arrivate le ricerche in una determinata disciplina”, ma anche al più alto livello di sviluppo di un dispositivo o in un campo tecnico o scientifico, realizzato in un certo momento, con significato, quindi, analogo “all’avanguardia, d’avanguardia”.
Di Angelica Gioelino (by Artecrazy.eu)
«Nel mio lavoro vedo le crepe, le pareti erose, il potenziale distruttivo che emerge dal nostro tempo di disillusione».
Sono queste le parole di Arnaldo Pomodoro, scultore e orafo italiano operante nell’ambito dell’arte non figurativa, creatore delle Sfere di bronzo che si scompongono davanti allo sguardo degli spettatori tramite frastagliate e lacerate sezioni. Le Sfere di Pomodoro pongono in evidenza il contrasto tra la perfezione della levigatezza della sfera e la complessità celata all’interno dell’opera, come se si trattasse di una sorta di metafora inerente la complessità dell’ignoto. E’ l’interno delle Sfere, l’anima vera e propria, ad essere mostrato al pubblico, con lo scopo di erudirlo circa la non esistenza dello spazio esterno in quanto tutto ciò che accade si svolge all’interno in quelle che sono le viscere racchiuse dalle pareti lucenti e lisce, dai volumi nitidi e perfettamente delineati. Pomodoro ha il potere di rendere visibile il reale attraverso forme nuove, l’artista utilizza configurazioni che superano l’ovvietà di ciò che appare, di ciò che è già conosciuto, pone in evidenza ciò che viene nascosto, raggiungendo nuovi accenti di vita e poesia.
Di Angelica Gioelino ( by Artecrazy.eu)
«Probabilmente ci sono ancora così tante annotazioni che non riescono a spiegare i nostri dipinti. La loro spiegazione deve sorgere da una profonda esperienza tra immagine e osservatore. L’apprezzamento dell’arte è un vero matrimonio dei sensi. E come in un matrimonio, se non viene consumato si giunge all’annullamento».
Di Marzio Lacondanna (by Artecrazy.eu)
Nascondersi, fondersi o sparire. Forse prorpio tutte queste cose insieme. Le numerose immagini prodotte pazientemente da Liu Bolin sono autoritratti dell’assenza.
L’ossessiva serie di autoritratti dell’artista è ciò che di più lontano si possa interpretare come vanità e compiacimento della propria immagine.
Il corpo rappresentato sparisce nel paesaggio urbano, viene trasfigurato e inghiottito, ne rimane una sagoma d’ombra incompleta. Cannibalismo.
Di Angelica Gioelino (by Artecrazy.eu)
Stop ai mezzi termini! E’ un ordine dato dal noto fotografo contemporaneo Sebastião Salgado, nato in Brasile nel 1944, l’uomo che ha utilizzato la fotografia come lo strumento per indagare il mondo. Dopo aver condotto degli studi in ambito economico arriva la svolta nella vita di Salgao, una vera e propria rivoluzione originata da un viaggio effettuato in Africa, un evento che portò la sensibilità dell’uomo a sentire la necessità di dover raccontare ciò che esiste nel mondo, un racconto fatto attraverso le immagini, col sussidio della fotografia.
Di Valentina Martinoli ( by Artecrazy.eu)
La fotografia, fin dal momento della sua nascita, risalente alla seconda metà del XIX secolo, suscitò negli animi degli addetti ai lavori reazioni contrastanti.
In linea di massima il giudizio comune era di valutarla come una pericolosa avversaria della pittura o della scultura, in quanto in grado di dimezzare il tempo di esecuzione necessario a catturare un’immagine presa dal reale.
Di Caterina Pinna (by Artecrazy.eu)
La tecnologia è al servizio dell’arte, spaziando dalla pittura alla scultura, dal disegno fino alle performance che ruotano intorno agli obiettivi degli smartphone. Gli effetti che la comunicazione produce sul corpo sono appena percettibili dall’esperienza individuale.
Il fatto di condividere queste immagini istantaneamente sui social media, rende quest’azione artistica una metafora del mondo in cui produciamo e riferiamo agli altri, ma prima di tutto a noi stessi l’arte attraverso uno smartphone. La tecnologia, una realtà che oltre a essere viva e virtuale, ruota intorno alle installazioni multimediali. Attraverso un semplice telefonino ci sembra di spiare, invadendo la privacy con l’occhio che osserva.
Di Valentina Martino
Se oggi la fotografia viene considerata da tutti noi come il mezzo più rapido per catturare un’immagine che colpisce la nostra vista e immaginazione, in tempi passati questa tecnica presupponeva un lavoro paziente, e soprattutto un’attesa, che diviene temporalità estesa. Il processo di ripresa, e poi quello di sviluppo e asciugatura poteva durare diverse ore, a volte anche un giorno.
Giacomo Balla era figlio di un fotografo; lui stesso lo aiutava spesso nella sua professione. La ricerca della resa della quarta dimensione nella sua pittura viene indubbiamente dalla matrice professionale paterna, che va ad unirsi felicemente con la parabola Futurista in cui entrerà a far parte, lui, più anziano rispetto agli altri membri dell’avanguardia italiana, ne assimilerà gli assiomi, arricchendola con la sua esperienza artistica più matura.
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