quando nel 1938 Nivola sposa Ruth Guggenheim, di origini ebraiche, il suo giudizio nei confronti del regime è assai critico; e poiché la minaccia delle leggi razziali è incombente, decide di partire dapprima per Parigi con la moglie, e, successivamente, per gli Stati Uniti. Qui Nivola si afferma a partire dagli anni Quaranta, anni in cui ottiene la qualifica di art director per la rivista Interiors, lavoro che lo porterà in contatto con maestri dell’architettura e del design europei.
La fase più matura della vita di Nivola registra una ripresa dei contatti con l'Italia, soprattutto con la Toscana e la Sardegna. Il tema delle "origini" non è dimostrato solo da un'attività prettamente umana, ma anche dalla elaborazione artistica, che trova espressione nelle sue opere in marmo. Nivola plasma il marmo in modo di liberarlo da ogni schema classico, eludendo perciò le convenzioni umanistiche-risorgimentali in senso accademico, e recupera il materiale "monumentale" e "statuario" per eccellenza, investendo su di esso un'altra funzione: non è esso stesso immagine già narrata, ma diventa pura evocazione, nella sua veste estremamente simbolica e ridotta ai minimi termini. Termini essenziali e vivi nell'inconscio collettivo: ad esempio, la "madre" assurge a figura fortemente archetipizzata.
La scultura non mostra però solo il "complesso materno", ma costituisce anche l'ambiente che accoglie tale dimensione, lo stesso artista ha descritto il processo che presiede alla nascita delle Madri : “Qui spirito e sensi collaborano nell'impegno di dare forma e significato alla materia. L'ideale e il contingente vengono a concludersi con la realtà nel suo manifestarsi. C'è una forma femminile come risultato, ma non necessariamente come punto di partenza”. La figura femminile si afferma come espressione di fecondità, e quindi di maternità avvolgente, che tuttavia può rivelare aspetti spigolosi e taglienti. Il materiale e la sua narrazione riescono a trainare il nostro "qui e ora" verso una consapevolezza del "prima", al senso primordiale della vita, che sopravvive al modernismo e alla finitudine dell'individualismo.
Concludo con una citazione dello storico dell'arte Carlo Pirovano: “Nivola compie l'azzardo prodigioso di risolvere in una invenzione unica le forme o meglio le valenze dell'ambiente e della natura come riflesse in una specie di idolo atemporale, canone di vita e di storia”.