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Wednesday, 16 January 2019 14:20

PEDRO REYES E L'ARTE PER IL DISARMO IDEOLOGICO E SOCIALE

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Di Chiara Cottone (by Artecrazy)

Pedro Reyes, artista di origine messicana, è conosciuto a livello internazionale per il suo interesse relazionale e interattivo, legato alla necessità di accendere dei fari su problemi sociali e politici che affliggono la società contemporanea e in particolare quella del Sud America. Pedro Reyes dal 2000 lavora alla realizzazione di progetti su larga scala che includono collaborazioni con autorità locali messicane, come in Palas por Pistolas (2007) e Disarm (2013), o che richiedono la partecipazione diretta del pubblico, dei civili e dei cittadini, come ad esempio Sanatorium (2011- 2013).

Di Chiara Cottone (by Artecrazy.eu)

Si tirano le somme e si riordinano i pensieri ad ormai più di una settimana dalla fine di una delle fiere più frequentate dal mondo dell’arte contemporanea, Art Basel.

Si sa, Miami è da sempre meta prediletta di turisti, amateur e professionisti del campo che per l’occasione non si lasciano sfuggire la possibilità di unire svago, lavoro e ricerca in un clima mite e tropicale. Quest’anno però, a parere anche delle gallerie locali, il numero di collezionisti è andato leggermente scemando rispetto a qualche anno fa, lasciando dunque una sorta di insoddisfazione generale nell’ambito delle vendite. A livello di proposta artistica, invece, è stato un successo dalle sfumature tutte italiane dove all’interno dell’imponente struttura dell’appena ristrutturato Miami Convention Center, tra i 268 espositori dedicati alle gallerie internazionali e non, si sono susseguiti alcuni nomi di eccellenze nostrane: da Francesco Vezzoli a Paola Pivi, passando per Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Penone e Lucio Fontana. 

Molto interessanti anche le proposte presentate da alcune delle gallerie italiane più affascinanti, prima fra tutte la Galleria Massimo de Carlo, acclamata come migliore galleria straniera, che oltre a presentare una selezione prestigiosa di opere tra cui Carsten Höller, ha proposto un folto corpus di opere di Paola Pivi, che ha chiuso con successo con la vendita della serie di Call Me Anything You Want del 2013 al The Bass, museo di arte contemporanea di Miami Beach che ospita fino a marzo una sua personale. Una menzione speciale va alla Galleria Franco Noero, con alcune delle sue punte di diamante come Vezzoli e Lara Favaretto, così come Magazzino con una bellissima selezione di sculture di Mangano & Van Rooy e tra le altre, opere di Alessandro Piangiamore, Massimo Bartolini ed Elisabetta Benassi, acquistata dal museo di Philadelphia. 

Quest’anno, in particolare, è sembrato essere al centro dell’interesse artistico generale delle gallerie e dei collezionisti i black-figurative painters a cui è stata anche dedicata una mostra presso il Museum of Contemporary Art North Miami. Tra le più interessanti l’artista sudafricana Billie Zangewa, rappresentata da Blank Projects, il cui lavoro è dettato da ritagli di seta grezza messi insieme tramite la tecnica del collage fatto a mano. Zangewa crea composizioni tutte al femminile che mirano a sfidare la stereotipizzazione, l’oggettivizzazione e lo sfruttamento del corpo femminile nero. Sensazione generica che ha predominato durante tutta la fiera, è stata una notevole presenza femminile o meglio di opere femministe, non ultima la parallela inaugurazione di una grande mostra dedicata all’artista femminista attiva dagli anni Sessanta, Judy Chicago presso l’Institute of Contemporary Art (ICA) con base nel Design District di Miami. 

Centro focale dell’evento nord americano è stata la splendida performance di Abraham Cruzvillegias, visual artist di origine messicana, meglio conosciuto per il suo lavoro concentrato sul riutilizzo di oggetti trovati nelle vicinanze dei luoghi che ospitano il suo progetto Autorreconstrucción: To Insist, to Insist, to Insist… La performance che ha stregato il pubblico, è una metafora dell’identità: siamo in continua trasformazione e qualsiasi cosa può nascere dal nulla, dal riuso, dall’inutile in una nuova metamorfosi e rivitalizzazione non solo dell’oggetto ma dell’essere in toto. 

Una menzione speciale deve essere dedicata alla parallela NADA nel cuore di Downtown, una delle uniche fiere americane prodotte da una fondazione no-profit, dedicata al supporto e alla promozione di nuove eccellenze nell’arte contemporanea globale, in cui unica italiana presente è stata la galleria milanese Clima. Ma per amatori e ricercatori del settore, è stato un altro lo spazio espositivo che ha presentato la proposta più interessanti, lo Sculpture Center di New York che ha presentato la strepitosa opera scultorea realizzata ad hoc per l’evento dall’artista Jesse Wine, un racconto visivo di un sogno che inganna per l’attenzione e la delicatezza del lavoro della ceramica.

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