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Italy is rich of exhibition spaces dedicated to the arts and give artists and collectors the opportunity to get to know the works.
Museums, galleries, cultural institutions, art collectives: art in Italy follows the flow of events while techniques and languages, narrate, and sometimes anticipate the global socio-cultural changes.
A place of excellence for culture, the Italy, the cradle of roman art, renaissance and baroque, plays an important role in the world.
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Di Caterina Pinna (by Artecrazy.eu)
Mimmo Rotella è un artista italiano famoso per la realizzazione di opere ottenute da manifesti pubblicitari di film o spettacoli strappati dai muri delle città, ove le lacerazioni della carta e l’impronta dei calcinacci suscitano nel pubblico forte stupore e meraviglia. Alla base dell’operato di Rotella è possibile trovare l’interesse verso la materia povera, un interessamento tipico del movimento dell’Arte Informale.
Se la tecnologia dei mezzi di comunicazione del nostro secolo ha la capacità di mutare un’opera con metodologie differenti rispetto a un operato artistico “tradizionale”, con mezzi che è possibile definire “extra artistici”, Mimmo Rotella preferisce realizzare le proprie opere con manifesti sovrapposti, lacerati e rovinati; al posto dei colori utilizza la carta e la spatola è lo strumento, sostituito al pennello (in quanto più larga), utile per graffiare e asportare i frammenti colorati.
Dalla redazione Artecrazy.eu
«Notissimo sconosciuto, vissuto e morto per la verità, che impone rispetto assoluto».
La frase sopra riportata appartiene allo scrittore e poeta Guido Ceronetti, il quale si è espresso in favore di un grande artista del secolo scorso, ovvero Mario Sironi, un artista di immenso valore, il cui lavoro ha subito per lunghissimo tempo una sorta di “cancellazione” a causa dei suoi legami col Fascismo.
Di Chiara Cottone (by Artecrazy)
Pedro Reyes, artista di origine messicana, è conosciuto a livello internazionale per il suo interesse relazionale e interattivo, legato alla necessità di accendere dei fari su problemi sociali e politici che affliggono la società contemporanea e in particolare quella del Sud America. Pedro Reyes dal 2000 lavora alla realizzazione di progetti su larga scala che includono collaborazioni con autorità locali messicane, come in Palas por Pistolas (2007) e Disarm (2013), o che richiedono la partecipazione diretta del pubblico, dei civili e dei cittadini, come ad esempio Sanatorium (2011- 2013).
Di Angelica Gioelino (by Artecrazy.eu)
Il corpo umano è stato protagonista di migliaia di opere fin dai tempi antichi, furono realizzati dipinti e plasmate sculture in cui veniva posta in luce la bellezza della perfezione del corpo, ma quando e con chi il vero corpo umano diventa protagonista nell’arte senza l’ausilio di riproduzioni su tela e opere scultoree? Occorre fare un salto indietro nel tempo, è il 1961 e a Roma, presso la Galleria La Tartaruga, Piero Manzoni (1933 – 1963), artista cresciuto a Milano, firma le Sculture viventi. E’ il vero corpo umano ad essere presentato al pubblico, il corpo nudo delle modelle che si prestano all’artista affinché apponga la propria firma su di esso, è il corpo del fruitore che partecipa alla mostra ad essere autografato, l’opera è pronta, non c’è bisogno dell’utilizzo dello scalpello per dare una conformazione umana al preparato artistico. Non basta la firma dell’artista a rendere quel corpo un’opera d’arte, Piero Manzoni accompagna le sue opere con degli attestati di autenticità apponendo un timbro di colore diverso su ogni documento, rosso se la persona è interamente un’opera d’arte e sarebbe rimasta per sempre tale, giallo se sono solo alcune parti del corpo ad essere classificate come opere d’arte, verde se vincolato ad attività quali dormire o correre, porpora se il carattere artistico del corpo era stata comprato.
Ogni essere umano può diventare un’opera d’arte? Chiunque può essere ammirato dal pubblico o bisogna rispettare delle condizioni? E’ colui che sale sulla Base magica ad assumere lo status di opera d’arte, un piedistallo che conferisce l’artisticità a chi si innalza su di esso per il tempo che vi rimane, lo stesso Manzoni venne immortalato con uno scatto fotografico mentre si innalzava sulla base da lui creata. Nemico dell’uomo – scultura è il tempo, il fattore che decreta il periodo del carattere artistico del corpo: una volta che si scende dal piedistallo magico, l’uomo non è più un’opera degna di essere ammirata, diventa nuovamente un essere umano qualunque privo di qualsiasi vena artistica.
Piero Manzoni ha superato la tradizione, non bastava più dare un’immagine della rappresentazione del corpo, l’artista utilizza direttamente il corpo umano in quanto ogni persona è una potenziale opera d’arte degna dell’ammirazione del pubblico, della matura società contemporanea.
Di Angelica Gioelino (by Artecrazy.eu)
L’arte, la creatività, esce dai musei: questo accade con la Public Art, ovvero l’arte pubblica, arte di commissione in Europa e negli Stati Uniti, nata negli anni ’60 del XX secolo, un modo innovativo di presentare le opere d’arte al pubblico, il quale non è vincolato ad entrare nei musei e negli spazi adibiti all’esposizione per poter essere fruitore di opere d’arte ma l’arte entra a far parte del tessuto sociale e della struttura urbana delle città, caratterizzando e rivalutando l’ambiente cittadino. Lo scopo della Public Art è la comunicazione e non la celebrazione, è portatrice di un messaggio che deve essere trasmesso al pubblico, quindi ha un fine differente dai monumenti appartenenti alla tradizione classica e non che è possibile vedere nelle piazze o lungo le vie cittadine, celebranti le gesta e l’autorità del personaggio rappresentato, generalmente appartenente alle classi sociali alte.
Di Chiara Cottone (by Artecrazy.eu)
Si tirano le somme e si riordinano i pensieri ad ormai più di una settimana dalla fine di una delle fiere più frequentate dal mondo dell’arte contemporanea, Art Basel.
Si sa, Miami è da sempre meta prediletta di turisti, amateur e professionisti del campo che per l’occasione non si lasciano sfuggire la possibilità di unire svago, lavoro e ricerca in un clima mite e tropicale. Quest’anno però, a parere anche delle gallerie locali, il numero di collezionisti è andato leggermente scemando rispetto a qualche anno fa, lasciando dunque una sorta di insoddisfazione generale nell’ambito delle vendite. A livello di proposta artistica, invece, è stato un successo dalle sfumature tutte italiane dove all’interno dell’imponente struttura dell’appena ristrutturato Miami Convention Center, tra i 268 espositori dedicati alle gallerie internazionali e non, si sono susseguiti alcuni nomi di eccellenze nostrane: da Francesco Vezzoli a Paola Pivi, passando per Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Penone e Lucio Fontana.
Molto interessanti anche le proposte presentate da alcune delle gallerie italiane più affascinanti, prima fra tutte la Galleria Massimo de Carlo, acclamata come migliore galleria straniera, che oltre a presentare una selezione prestigiosa di opere tra cui Carsten Höller, ha proposto un folto corpus di opere di Paola Pivi, che ha chiuso con successo con la vendita della serie di Call Me Anything You Want del 2013 al The Bass, museo di arte contemporanea di Miami Beach che ospita fino a marzo una sua personale. Una menzione speciale va alla Galleria Franco Noero, con alcune delle sue punte di diamante come Vezzoli e Lara Favaretto, così come Magazzino con una bellissima selezione di sculture di Mangano & Van Rooy e tra le altre, opere di Alessandro Piangiamore, Massimo Bartolini ed Elisabetta Benassi, acquistata dal museo di Philadelphia.
Quest’anno, in particolare, è sembrato essere al centro dell’interesse artistico generale delle gallerie e dei collezionisti i black-figurative painters a cui è stata anche dedicata una mostra presso il Museum of Contemporary Art North Miami. Tra le più interessanti l’artista sudafricana Billie Zangewa, rappresentata da Blank Projects, il cui lavoro è dettato da ritagli di seta grezza messi insieme tramite la tecnica del collage fatto a mano. Zangewa crea composizioni tutte al femminile che mirano a sfidare la stereotipizzazione, l’oggettivizzazione e lo sfruttamento del corpo femminile nero. Sensazione generica che ha predominato durante tutta la fiera, è stata una notevole presenza femminile o meglio di opere femministe, non ultima la parallela inaugurazione di una grande mostra dedicata all’artista femminista attiva dagli anni Sessanta, Judy Chicago presso l’Institute of Contemporary Art (ICA) con base nel Design District di Miami.
Centro focale dell’evento nord americano è stata la splendida performance di Abraham Cruzvillegias, visual artist di origine messicana, meglio conosciuto per il suo lavoro concentrato sul riutilizzo di oggetti trovati nelle vicinanze dei luoghi che ospitano il suo progetto Autorreconstrucción: To Insist, to Insist, to Insist… La performance che ha stregato il pubblico, è una metafora dell’identità: siamo in continua trasformazione e qualsiasi cosa può nascere dal nulla, dal riuso, dall’inutile in una nuova metamorfosi e rivitalizzazione non solo dell’oggetto ma dell’essere in toto.
Una menzione speciale deve essere dedicata alla parallela NADA nel cuore di Downtown, una delle uniche fiere americane prodotte da una fondazione no-profit, dedicata al supporto e alla promozione di nuove eccellenze nell’arte contemporanea globale, in cui unica italiana presente è stata la galleria milanese Clima. Ma per amatori e ricercatori del settore, è stato un altro lo spazio espositivo che ha presentato la proposta più interessanti, lo Sculpture Center di New York che ha presentato la strepitosa opera scultorea realizzata ad hoc per l’evento dall’artista Jesse Wine, un racconto visivo di un sogno che inganna per l’attenzione e la delicatezza del lavoro della ceramica.
Di Chiara Cottone (Artecracy.eu)
Fino a domenica 11 novembre negli spazi della Fondazione Memmo si svolge una rivisitazione ambientale e strutturale, attraverso un’attenta e minuziosa ricerca. L’obiettivo primario è quello di ricostruire un tradizionalismo che recupera un pittoricismo arcaico consolidandone la memoria attraverso la destabilizzazione dell’atto pittorico in sé. Kerstin Brätsch, artista di origini tedesche, è la protagonista di questa mostra a cura di Francesco Stocchi, che si suddivide in due sezioni: Ruine e KOVO. La prima, Ruine, si fa testimone di una pratica artistica dedicata alla ricerca costante del segno pittorico nella contemporaneità, espandendolo e rivisitandolo attraverso collaborazioni in attivo con artigiani, con l’obiettivo finale di mettere in crisi l’idea stessa del gesto pittorico come atto soggettivo e puramente arcaico.
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