Wednesday, 26 June 2019 00:09

Quando l'industria incontrò l'Arte

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Tra le varie novità di fine Ottocento vi sono gli sviluppi di industrie relativamente “giovani”, come quella della chimica o come quella della metallurgia dedita alla produzione dell'acciaio. L'impiego dei prodotti (in ferrovie, utensili domestici, macchine industriali...) provocò trasformazioni così importanti da giustificare il termine “seconda rivoluzione industriale”.

L'acciaio venne impiegato anche per le strutture di grandi edifici e di ponti, - prima ancora che, nel 1982, fosse introdotto nell'ingegneria civile l'uso del cemento armato-, poiché i costi di produzione erano diminuiti drasticamente grazie alle nuove tecniche di produzione, che abbassavano i consumi del 70-80%, infine va ricordato il procedimento di Sidney Gilchrist Thomas.

Dunque, a partire dal 1850, si usufruirà dei vantaggi dell'acciaio per inaugurare una nuova sensibilità, una sorta di “atto di fondazione” della società moderna. L'architettura di questo periodo verrà soprannominata “l'architettura degli ingegneri”, ossia di coloro che costruiscono secondo i metodi dell'ingegneria, e con la novità di materiali prefabbricati, quando Joseph Paxton progettò e realizzò il Palazzo di Cristallo per l'esposizione Universale di Londra del 1851 (la prima delle fiere mondiali consacrate ai fasti del progresso industriale). Purtroppo questo palazzo non esiste più a causa di un incendio avvenuto nel 1936. E' necessario ricordare ancora oggi il progetto di Paxton perchè conseguì, sul piano estetico, il risultato di una volumetria trasparente, eliminando la distinzione tra spazio interno e spazio esterno, e dando una forte prevalenza al vuoto (le vetrate) rispetto al pieno (gli esili segmenti metallici), ottenendo quindi una luminosità interna pari a quella esterna. Il risultato finale giustifica e commemora pienamente la precedente attività di Paxton come costruttore di serre!

Un altro bellissimo prodotto di questa novità architettonica è stata ovviamente la Galleria Vittorio Emanuele a Milano (1865).

Dulcis in fundo, la configurazione dinamica dello spazio ha avuto il suo massimo interprete in Eiffel, con la Torre ideata per l'Esposizione di Parigi del 1889. E' una costruzione tecnicamente funzionale, ma che, tuttavia, non ha altra finalità che quella di magnificare gli elementi della propria struttura: è un macroscopico elemento di arredamento urbano. Un monumento la cui singolarità è di non avere nulla di “monumentale”: non commemora infatti un passato, non visualizza ideologie od esprime principi di autorità, ma inneggia al presente e annuncia il futuro.

 

Read 2989 times Last modified on Thursday, 27 June 2019 12:56

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