Il testo d’apertura di questo articolo riporta delle frasi del celebre artista olandese Vincent Van Gogh (1853 – 1890). La lettura del brano catapulta immediatamente il lettore in un mondo passato, del XIX secolo, quello in cui vive l’artista, visualizzando perfettamente le condizioni in cui vivevano i membri della comunità dei minatori.
Van Gogh era figlio di un pastore calvinista che si appassionò alle idee di redenzione sociale nate in Francia, una passione che lo spinse ad abbracciare la predicazione evangelica come vocazione di vita attraverso i minatori del Borinage, in Belgio. Il contatto con questa realtà fu fondamentale per l’orientamento artistico di Van Gogh, mirato verso un senso realistico carico di un marcato contenuto sociale. Millet, Coubert e Daumier furono gli artisti a cui guardò maggiormente Van Gogh, pittori che si erano dedicati alla rappresentazione reale della gente appartenente al popolo, agli operai, agli artigiani e ai contadini.
Grazie alla lettura di queste poche righe è possibile mettere in evidenza il fatto che l’artista olandese si sia interessato a percorrere una strada che ha come meta il raggiungimento delle profondità sociali (concetto che veniva ribadito da Jules Michelet alla vigilia della rivoluzione del 1848). Grazie alla forte carica emotiva che emerge dal testo sopra riportato è possibile definire Van Gogh come l’artista degli ultimi, colui che esalta l’amore per gli uomini. Leggendo queste righe si ha l’impressione di stare davanti a un dipinto, i cui soggetti sono proprio quelli appartenenti alla comunità dei minatori, si riesce a visualizzare chiaramente la fatica che abbraccia queste persone, i toni scuri e soprattutto la consapevolezza di essere dimenticati dalle classi agiate.
Fonte: Artecracy.eu